Antonio Greco, un “fratello” rossoblù in Tirolo

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FOTO EMILIO BORDONI
“Una trasferta unica, la sentivo già da luglio appena scoperto il calendario”

Oggi ho l’immenso piacere di intervistare Antonio Greco, un grande uomo e un vero fratello – lupo che vive in Tirolo ma con il rossoblù tatuato nel cuore.  Grazie per la disponibilità e l’amichevole partecipazione.

Antonio Greco è il responsabile dei magazzinieri e accompagnatore della prima squadra da novembre 2022 e si occupa davvero di tutto. Di tutte le necessità in termini materiali e anche, soprattutto, dei bisogni di mister e giocatori, un vero e proprio “padre” per i calciatori. Greco è di Cosenza, precisamente di Mongrassano, un piccolo borgo nel sud del capoluogo bruzio. Innamorato sin da piccolo dei lupi, frequentava con costanza la curva in tutte le partite del Cosenza fino ai 19 anni quando è emigrato in direzione Trentino Alto Adige.

1)La Settimana scorsa è andata in scena al “Marulla” la tua partita del cuore, quella tra Cosenza e Sudtirol. Raccontaci le tue emozioni…

Eh si, è proprio vero! È la partita del mio cuore, che è davvero diviso a metà. Inizio col dire che ho azzeccato il pronostico, il 2-2 finale con goal del nostro grande ex Simone Mazzocchi. L’ emozione è stata tanta… tantissima! Tornavo nella mia terra, giocavo “contro” i miei colori, i colori della mia squadra del cuore. Non è stato facile per me affrontare il pre, il durante e il dopo partita. Però alla fine penso sia andata bene. Ho controllato le mie emozioni e sono riuscito a contenere il cuore, mettendolo alla pari con il mio ruolo professionale. Respirare l’aria di casa, l’erba del Marulla, ammirare la nostra tifoseria, sempre caldissima. Una giornata calda e primaverile proprio come piace a me… Insomma, è stato davvero fantastico! Ci torno raramente, ahimè e quindi è sempre un colpo al cuore! È stata una trasferta unica e piena di gioia, che sentivo già da luglio appena scoperto il calendario.

 2)Dalla Sila all’Alto Adige, il passo è breve? Analogie e differenze.

Sarò sincero… Non è stato così difficile ambientarmi in Trentino. Mi sono trasferito tanti anni fa, con la famiglia. È stata una scelta ponderata e voluta. Qui ho trovato tutto ciò che mi serviva a livello professionale e lavorativo. Qui sono cresciuto come uomo ma rimango sempre un lupo, e come tu mi insegni, l’habitat ideale per un lupo rimane sempre la montagna.

 3)Dopo tanti anni il legame con il tuo paese, Mongrassano, così come con Cosenza, è ancora forte. Cosa è che ti manca di più?

Più che forte… Direi fortissimo e indissolubile. Per un ragazzo di 19 anni emigrare dalla propria terra non è mai una cosa molto semplice. Io l’ho fatto, come detto, per una scelta di famiglia e all’inizio ho pagato ovviamente un po’ l’ambientamento, le diversità culturali e nei modi di fare. Dall’altro lato ho avuto le tante opportunità che il Trentino mi ha offerto. Ho saputo però integrarmi velocemente, anche perché lo sport in generale e il calcio in particolare, mi hanno dato modo di coltivare la mia passione che è diventato velocemente un lavoro. Avevo la famiglia e gli affetti vicino che mi hanno supportato nei momenti difficili, però il senso di appartenenza alla mia terra è sempre vivo. Mongrassano e Cosenza saranno sempre le mie origini ed ogni volta che vengo è una festa, un’emozione unica… Torno ad essere un po’ bambino e riprendo da dove avevo lasciato, a quei 19 anni.

4) Allenamenti, partite, campi e palestre sono la tua routine, il tuo lavoro. Nel tuo tempo libero in Tirolo, a cosa ti dedichi? Quali sono i tuoi hobby?

 Io sono sempre stato un tipo sportivo e non mi fermo mai, anche alla soglia dei 50 (mancano pochi mesi). Mi piace tenermi in forma, fare attività fisica e coltivare i miei hobby. Dopo aver giocato a calcio per molti anni ora mi dedico soprattutto all’allenamento in palestra e alla corsa. Qui in Tirolo ci sono tante opportunità e tantissimi centri sportivi. Ho provato anche il brivido di sciare, guardo qualche partita di hockey che qui va molto forte. Vado in bicicletta per le innumerevoli piste ciclabili del Trentino. Ma niente mi da quello che mi da il calcio, che sia giocato, a livello amatoriale, o in tv.

 5) Il tuo lavoro con Mister Bisoli, che ha lasciato uno splendido ricordo qui a Cosenza, prosegue ormai da un bel po’ di tempo. Come definiresti il vostro rapporto? Svelaci qualche curiosità.

Eh, che bella domanda! (Ride) Lavoro con Mister Bisoli da più di un anno ormai, da quando ha coraggiosamente preso la squadra in mano, dato che era messa piuttosto male. Da quel giorno ho avuto la fortuna di conoscere un uomo eccezionale, prima ancora che un validissimo professionista. Mi piace, infatti, soffermarmi prima sulla persona, squisita, umana, vera, leale. E’ un uomo che può essere davvero il fratello maggiore o il padre di tutti noi. Lui pretende, non ci gira certo intorno, vuole il massimo dai suoi giocatori e vuole il massimo da tutto lo staff, magazzinieri compresi. Cerca di tenere tutti sulla corda, non vuole distrazioni, cura i particolari. Il nostro rapporto è basato sul rispetto. Lui ogni mattina passa a salutare tutti noi, con i suoi modi gentili, qualche domanda gentile, in maniera molto discreta. Quando andiamo in trasferta siede sempre davanti a me; in aereo soprattutto, teniamo sempre ai posti per una questione anche scaramantica che, bisogna dirlo, nel calcio esiste eccome! Io lo ringrazierò sempre, proprio come durante il nostro primo incontro. Lo ringraziavo perché aveva salvato il “mio” Cosenza l’anno prima. Già solo per questo, per me merita grande stima!

Rivolgo nuovamente il mio ringraziamento ad Antonio Greco, un uomo umile, molto disponibile e un gran lavoratore, che ama ciò che fa. Da dietro le quinte è sempre attento alle persone che lo circondano, anche grazie al suo passato impegnato in servizi sociali. Uomini e professionisti come lui sono un vanto e un onore per la nostra terra.

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