Cosenza, qualcosa qui non va

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Dopo i dubbi di Terni ancora una prestazione a metà. Un solo punto in tre partite fa risuonare il campanello di allarme.  

Ci vuol poco a cambiare le carte in tavola e sui social, e non solo, si è passati dai toni trionfalistici delle primissime giornate allo scoramento totale. Da sempre è così a Cosenza, ma forse in tutte le piazze passionali, l’equilibrio è una chimera. La verità è che questa squadra i propri limiti li ha sempre mostrati e solo chi non voleva vederli, o non ne ha le capacità, non li ha visti.

La formazione schierata contro il Bari

Il tecnico parla da luglio di una squadra giovane (il Cosenza, checché ne dica Gemmi, è una delle squadre con più under dopo Parma e Frosinone e solo il Frosinone ha una media età più bassa) ed inesperta (solo Rigione, Rispoli, Vaisanen, Calò, Voca, D’Urso e Larrivey vantano più di 100 presenza in B o A) ma è, come dice questa volta a ragione il DS, una squadra anche nuova (è la squadra che ha più calciatori nuovi, 18, dopo Reggina e Frosinone). Se l’organico è giovane, inesperto e nuovo ciò deriva da una precisa scelta strategica però e non perché su questo erano d’accordo le costellazioni. È, come scritto, un organico di prospettiva, mai come in questa stagione il Cosenza ha giocatori di proprietà e diversi prestiti riscattabili, però si è deciso di non puntare su calciatori che la scorsa stagione avevano fatto bene e su giovani di belle speranze, il cui impatto con una serie B che diventa più difficile e competitiva di anno in anno è da verificare. Molto probabilmente necessiterà più tempo affinché determinate scelte vadano a regime, magari Gozzi, ancora acerbo, fra tre anni sarà protagonista in serie B, oggi però si farà le ossa a scapito del Cosenza e così tutti i giovani che sono presenti in rosa. Dunque, si poteva fare un piccolo sforzo economico in più e rendere più esperto il reparto difensivo con un terzino sinistro, un centrale ed un portiere? Non cifre folli, il giusto necessario. Si è puntato su altro ed allora bisogna tenere in considerazione anche questo quando ci critica un allenatore.

Precisato questo, bisogna dire che dopo due mesi e mezzo sono anche evidenti i limiti tattici della squadra allenata da Dionigi, a mio modesto avviso, un po’ troppo fossilizzato sulla filosofia tattica del 4-2-3-1. Giocare con quattro attaccanti non vuol dire proporre un calcio offensivo se i due trequartisti esterni sono costretti perennemente a ripiegare sulla linea mediana e la punta vertice girovagare per il campo alla ricerca di un pallone giocabile.

Così il 4-2-3-1 diventa sostanzialmente un 4-4-1-1 visto che la palla ce l’hanno sistematicamente gli altri. Come ho scritto altre volte, questo modulo consente al Cosenza di difendersi alto, nella trequarti avversaria, ma sempre una forma di difesa è. Se le quattro linee rimangono sempre strette e si muovono in sinergia la difesa fa un figurone perché sostenuta dai due mediani e dagli attaccanti, appena si perdono le misure, come successo a Terni e con il Bari, la difesa va in difficoltà.

Il rigore sbagliato da Antenucci

Il 4-2-3-1 di Dionigi è un’idea di gioco ottima, però necessita di sincronismi perfetti, qualità e calciatori capaci di fare le due fasi. Un terzino è chiamato a partire molto alto (molti infatti pensano ad una difesa a tre) a sostenere la manovra, ma deve essere sempre pronto anche a difendere sull’ala avversaria, chiudere in diagonale, etc; l’altro terzino rimane più basso, ma deve sovrapporsi con il trequartista di destra; i due mediani tamponare a destra e a manca (per questo ruolo sembra più portato Voca, mentre Brescianini perde tutte le sue capacità di inserimento); i due trequartisti esterni chiamati a sostenere il centrocampo e ripartire (ma nè un Florenzi isolato sull’esterno, ne Brignola e tantomeno D’Urso sembrano capaci di espletare questo ruolo alla perfezione); il trequartista centrale a difendere sul regista avversario e supportare la punta vertice.

Dionigi è convinto che gli uomini che ha a disposizione possano svolgere con costrutto queste disposizioni tattiche e che se ancora non ci riescono lo faranno in tempi accettabili. Questo è quello che ci auguriamo tutti, però allo stato delle cose la fase offensiva latita ancora (anche ieri solo tre azioni pericolose e solo nel primo tempo) e quando il problema si protrae poi capita che saltano anche i meccanismi difensivi.

È successo a Terni e ieri con il Bari. Nel primo tempo a squadra ha tenuto bene il campo, controllato con qualche incertezza il contropiede micidiale del Bari, riuscendo a creare anche tre occasioni da rete, un lusso di questi tempi, la prima però solo alla mezz’ora. Merola è apparso capace di fornire un buon contributo alla causa, il calciatore ha colpi e personalità da vendere;

La doppia occasione capitata sui piedi di Merola

Brignola più in palla di altre volte, forse troppo, visto che per un suo errore di egoismo è saltato il vantaggio che avrebbe potuto cambiare le sorti della partita.

L’occasione sfumata da Brignola

Poi nei minuti di recupero la squadra si è addormentata: Vaisanen guarda a distanza Cheddira che sferra un banale colpo di testa che sorprende Matosevic. 0 a 1 e palla al centro.

Il colpo di testa di Cheddira

Ma il peggio deve ancora arrivare perché nel secondo tempo, complice il gran caldo, il Bari, conscio del vantaggio, tira i remi in barca ed il Cosenza si adegua manco fossimo sullo 0 a 0. Nella ripresa nessuna azione pericolosa, tiri manco a pagarli e così Caprile piazza l’ombrellone! Dionigi cerca di smuovere qualcosa, fa due cambi di ruolo (D’Urso per Merola e Gozzi per Rispoli) poi due cambi che hanno portato la squadra a schierarsi con il 3-5-2, con Butic e Zilli in avanti, Gozzi e Brignola quinti di centrocampo, Voca centromediano con braccetti D’Urso e Florenzi. Negli ultimi dieci minuti più recupero, Calò al posto di Voca. Risultato impalpabile. Qualcosa ha cercato di fare Zilli, ma ha predicato nel deserto. Non si è giocato più, tra le perplessità dei diecimila del Marulla.

Una squadra che deve salvarsi non può permettersi questi cali, specie in casa e con una squadra avversaria alla portata. L’allenatore ha invece il dovere di trovare soluzioni alternative in continuazione per cambiare le sorti della gara e questo non è avvenuto. Encefalogramma piatto su tutti i fronti. Ora serve una prestazione super a Bolzano, contro il Sud Tirol di Bisoli, un ennesimo passo falso comprometterebbe definitivamente questo stato di calma apparente dovuto ad un inizio positivo.

Foto Ernesto Pescatore

 

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Nato a S. Marco Argentano (Cs) il 27 settembre 1962, sociologo di professione e giornalista per passione. Laureato in Scienze Economiche e Sociali all’Università della Calabria con una tesi sui “Significati del Calcio, sport, società e tifosi, con particolare riferimento alla vicenda cosentina”. Ho iniziato la carriera giornalistica nel 1994 presso l’emittente TEN e poi a Cam Tele3. Lasciata l’attività per motivi legati alla professione di sociologo, pur continuando a seguire le vicende del Cosenza come per quasi tutta la mia vita, sono ritornato al giornalismo nel 2010 iniziando la collaborazione con il quotidiano Cosenza Sport ed in seguito con il Gazzellino della Calabria. Dal 2012 al 2016 cronista tecnico delle partite del Cosenza calcio per conto di Jonica Radio/Tv Sud e Lupindiretta. Nel 2013 ho collaborato anche con l’emittente televisiva RTI, con la testata on line News di Calabria e Magico Cosenza. Dal 2016 conduttore di Lupus in Forum su Mediaterronia Tv, emittente comunitaria della quale da gennaio 2017 ne sono diventato Direttore responsabile. Dal 2012 collaboro con il Corriere Sportivo di Calabria, dal 2019 come caporedattore.

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