Il Cosenza cambia pelle

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Con il Parma mister Caserta si affida ad un sistema più pragmatico per risolvere la crisi.

Si sono passate settimane a cercare di capire quale fosse la causa di una inequivocabile involuzione del gioco del Cosenza passato, in termini concreti, dalla zona play off alle soglie della zona play out. Il DS Gemmi, durante la settimana che ha preceduto la partita con la capolista Parma, sollecitato dalle domande dei giornalisti, ne ha snocciolate diverse: dalla tenuta mentale a quella fisica, cercando di minimizzare quella tecnico-tattica.

Sta di fatto che nelle ultime settimane mister Caserta ha cominciato a prendere in considerazione altri moduli di gioco e nella partita con il Cittadella ha proposto il 4312 e ieri addirittura il 352. Il primo, il cosiddetto rombo, per dare più consistenza ad un centrocampo sempre in inferiorità numerica con il 4231, il secondo per dare più robustezza al reparto difensivo, sia centralmente, ma anche sulle fasce dove i lupi sono stati più volte presi di infilata dagli avversari.

È un cambiamento per certi versi epocali, vista la rigidità con cui in questi mesi è stato sempre riproposto il 4231, evidenziato da due passaggi critici: la squadra ha palesato, nei confronti che si sono registrati con il mister ed il DS, la difficoltà ad adottare un modulo di gioco molto dispendioso e dai sincronismi molto elevati.

Tutino e co. hanno cercato di applicarlo (bisogna dire che nella prima parte della stagione ci sono in parte anche riusciti) soprattutto per non deludere il proprio mister ma, resisi conto che nel tempo e con avversari che avevano preso le adeguate contromisure erano andati in enorme difficoltà, hanno chiesto al mister di provare qualcosa di alternativo.

Ecco allora che alla mia domanda specifica sulla necessità di applicare un modulo più pragmatico, Caserta ha risposto: “abbiamo provato un sistema diverso sia per necessità, le diverse assenze, e sia perché in questo momento la squadra aveva bisogno di più fiducia ed autostima ed il 352 li poteva aiutare. Ho cercato di mettere nelle migliori condizioni la squadra e cercare di fare una partita improntata sull’agonismo, attenzione e voglia di portare a casa il risultato contro la più forte squadra della categoria..”. Tradotto, mettere la squadra nelle migliori condizioni di esprimersi, evitando eccessivi leziosismi e mettendo da parte una certa supponenza.

E qui arriviamo al secondo punto importante: più volte Caserta aveva dichiarato di non prendere in considerazione le caratteristiche tecnico-tattiche degli avversari perché su quelle non poteva incidere, ma che doveva badare a migliorare solo le prestazioni dei propri calciatori in funzione dell’applicazione perfetta del suo 4231. Il fatto che abbia invece modificato l’assetto tattico, non solo per le assenze in casa propria e per mettere i propri calciatori nelle condizioni migliori per esprimersi, ma anche perché c’era da arginare un Parma che aveva nei due esterni Man e Mihaila due calciatori che ci potevano fare molto male, è indicativo di un notevole cambiamento di filosofia calcistica.

Avere inserito Rispoli a destra e Martino a sinistra, a supporto dei tre centrali, ha evitato le incursioni dei due che si sono resi pericolosi solo in un paio di occasioni, il resto poi lo ha fatto l’immediata espulsione di Hainaut. È evidente che l’espulsione del francese ha condizionato la partita del Parma, andato in difficoltà proprio sugli esterni e costringendo Pecchia a diversi cambiamenti durante la partita.

Tutto risolto? Assolutamente no, ma tutti ora hanno capito, Caserta compreso, che c’è bisogno di un’applicazione più elastica dei sistemi di gioco, più funzionali alle caratteristiche tecniche dei propri calciatori e a quelle degli avversari. Ieri abbiamo visto Mazzocchi fare il centravanti e non il terzino, gli esterni al loro posto, Voca e Viviani centromediani, Florenzi e Zuccon mezze ali.

Sicuramente quindi non è un problema di tenuta atletica, sul quale Gemmi si era fissato, i calciatori hanno corso fino all’ultimo minuto del recupero. A mio avviso non è neanche un problema mentale o di impegno, sebbene ieri non ne abbiamo avuto la controprova perché la squadra non è andato in svantaggio. Ma un problema di sistemazione ottimale in campo dei calciatori, ad evitare che gli stessi corrano a vuoto e/o che non abbiano i giusti tempi di gioco.

L’incrocio colpito da Zuccon

Ieri inoltre abbiamo visto una squadra che ha messo tanto impegno per non perdere la partita, ma anche una squadra ancora convalescente, che deve assimilare bene questo sistema ed eventuali altri, con un reparto difensivo coriaceo quando riesce a fare densità nella propria area di rigore, ma con evidenti limiti tecnici quando c’è da impostare l’azione offensiva e quando c’è da limitare le transizioni positive degli avversari.

La traversa scheggiata da Florenzi

Abbiamo visto mettere in mezzo decine di cross in area, ma che non hanno impensierito più di tanto la retroguardia ducale, così come non siamo mai riusciti ad agire in verticale per vie centrali, tant’è che Mazzocchi è stato sostituito da Forte. In questo ha inciso sicuramente la prestanza fisica dei difensori del Parma, ma è evidente che si debba lavorare per rendere più armoniosa la manovra offensiva. Ad onor del vero c’è da mettere in conto anche che le occasioni più nitide e pericolose le ha avute il Cosenza. L’incrocio compito da Zuccon, la traversa scheggiata da Florenzi e lo stesso colpo di testa di Mazzocchi, il millimetro di fuori gioco che ha annullato il gol di Tutino, meritavano miglior sorte.

Il colpo di testa di Mazzocchi andato a lato

La rete annullata a Tutino per fuorigioco di Zuccon

È anche da ipotizzare, superato il momento di crisi, ad un ritorno anche al 4231, magari con avversari più alla portata e costantemente schierati sotto la linea della palla. Comunque bisognerà vedere cosa si inventerà Caserta nel momento in cui torneranno in gioco, non tanto Calò e Praszelik che possono agire tranquillamente anche nel 352 o nel 4312, ma quando torneranno disponibili Canotto e Marras. Impensabile che possano fare i quinti nel 352, né tantomeno le mezze ali, come successo a Cittadella. Si penserà ad un 442? Quello che è sicuro che sarà attrezzato un laboratorio e che i lavori in corso, come titolai recentemente, continuano, sperando che il mercato di gennaio metta un po’ d’ordine e ci consenta di affrontare con serenità ed anche con un pò del perduto entusiasmo, anche ieri soli 3600 spettatori, il resto della stagione.

Foto Ernesto Pescatore

 

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Nato a S. Marco Argentano (Cs) il 27 settembre 1962, sociologo di professione e giornalista per passione. Laureato in Scienze Economiche e Sociali all’Università della Calabria con una tesi sui “Significati del Calcio, sport, società e tifosi, con particolare riferimento alla vicenda cosentina”. Ho iniziato la carriera giornalistica nel 1994 presso l’emittente TEN e poi a Cam Tele3. Lasciata l’attività per motivi legati alla professione di sociologo, pur continuando a seguire le vicende del Cosenza come per quasi tutta la mia vita, sono ritornato al giornalismo nel 2010 iniziando la collaborazione con il quotidiano Cosenza Sport ed in seguito con il Gazzellino della Calabria. Dal 2012 al 2016 cronista tecnico delle partite del Cosenza calcio per conto di Jonica Radio/Tv Sud e Lupindiretta. Nel 2013 ho collaborato anche con l’emittente televisiva RTI, con la testata on line News di Calabria e Magico Cosenza. Dal 2016 conduttore di Lupus in Forum su Mediaterronia Tv, emittente comunitaria della quale da gennaio 2017 ne sono diventato Direttore responsabile. Dal 2012 collaboro con il Corriere Sportivo di Calabria, dal 2019 come caporedattore.

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