Il volo in cielo e il gol di testa contro il Potenza davanti a 20 mila spettatori. Walter il “motorino” Perrotta si racconta

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Quando indossi i colori della squadra della tua citt? ? sempre un’emozione speciale. La spinta del tuo pubblico, l’aria che respiri, i volti che scorgi quotidianamente tra i vicoli e le piazze – e che ritrovi poi allo stadio – ti danno quasi la sensazione di essere un eroe sceso in terra, destinato a difendere la patria. Se poi la citt? si chiama?Cosenza ? comprensibile come vestire quella maglia rappresenti motivo di grande orgoglio: il calore dei cosentini sa essere davvero gratificante, ma ? anche facile cadere nel dimenticatoio se non si ha lasciato, in qualche modo, il segno.?Walter Perrotta, la cui gigantografia ? presente anche nel tunnel del San-Vito Marulla,?fa parte certamente della schiera di calciatori che a Cosenza hanno lasciato un ricordo indelebile. Abbiamo perci? deciso di fare quattro chiacchiere con lui, tra ricordi passati e commenti sulla situazione attuale in casa rossobl?. Di fronte a noi abbiamo ancora un grande conoscitore di calcio che, fino a qualche anno fa, era tra le file della Juventus in qualit? di osservatore.

Quando e come Walter Perrotta si ? avvicinato al calcio? E quando ha capito che c’era la possibilit? di giocare con i lupi?

Ho iniziato a giocare con la squadra del mio quartiere, la rinomata?Friends di?Armando Spera, soprannominato “la volpe”, una persona importantissima per la mia crescita calcistica. Ho compiuto tutta la trafila, dai pulcini agli esordienti sino ad arrivare ai giovanissimi. A 15 anni giunsi gi? all’interno del settore giovanile del Cosenza e ricordo bene che feci un ottimo campionato con la Berretti, siglando 25 reti. Riuscivo a dare il meglio di me sui?colpi di testa, pur non essendo molto alto: credo che in tutta la mia carriera abbia fatto pi? di?40 gol di testa. L’esordio con la maglia dei lupi avvenne in serie C nella stagione 76/77, avevo?17 anni: collezionai 30 presenze e misi a segno 4 gol. Purtroppo retrocedemmo in D alla fine di quella stagione e ricordo?l’invasione di campo durante la gara contro la Paganese che ci cost? cara, visto che fummo poi costretti a giocare fuori dal San Vito a causa della squalifica. In ogni caso, la stagione in serie D fu positiva per me e per i ragazzi: io totalizzai 8 gol che alla fine furono determinanti per la promozione in C2.

Dopo l’arrivo in C2 hai vissuto un’esperienza poco distante da Cosenza, a Trebisacce.?

S?. Iniziai il ritiro con il Cosenza, ma a Novembre la societ? decise di girarmi in prestito al?Trebisacce, squadra che militava in serie D. Soncini,?all’epoca allenatore,?non credette nelle mie qualit? ed io andai via a malincuore. Tuttavia a Trebisacce feci 9 gol e la squadra riusc? a mantenere la categoria: fu una festa immensa perch? nessuno credeva nella nostra salvezza. Ho un bel ricordo di quella esperienza.

Poi finalmente il ritorno a Cosenza e la vera esplosione.?

La famosa incornata di Perrotta che valse il gol contro il Potenza al cospetto di un San Vito stracolmo

Correva la stagione 79/80 e in panchina c’era un certo?Nedo Sonetti. Quell’anno concise con la mia?metamorfosi: part? in ritiro con dei veri mostri sacri come?Labellarte, Berardi e Tucci. Ero insomma il quarto attaccante. Tuttavia, con grinta, determinazione e caparbiet? sono riuscito a conquistarmi il posto da titolare, grazie anche al mister che mi spronava e mi stava sempre vicino. Ricordo il primo gol a?Gela,?sempre su colpo di testa. Le mie reti aiutarono la squadra a conquistare la vetta della classifica e mi permisero di essere convocato nella?nazionale di C: fui l’unico calciatore della C2 ad avere questo privilegio. Alla fine vincemmo il campionato e non potr? mai dimenticare il?gol contro il Potenza davanti a 20 mila spettatori in occasione dell’ultima gara di campionato. Posso dire di aver smentito il detto?Nemo propheta in patria.?Terminata la stagione fui ceduto alla?Sambenedettese in serie B per?95 milioni di lire. L? ritrovai Sonetti.

Ci sono due curiosit? che ti riguardano: la prima ? quella del soprannome “motorino”, l’altra ? quella delle tue esultanze. Sei stato uno dei primi ad “inaugurare” le capriole come nuovo modo per festeggiare il gol.?

E’ vero. Fui un?precursore?delle esultanze moderne. All’inizio qualcuno ci rideva pure, essendo qualcosa di completamente nuovo, poi alla fine presero piede nel calcio. Il soprannome motorino deriva invece dal fatto che?correvo tanto ed avevo una grande resistenza.?Facevo anche atletica, ero un mezzofondista e mi sono preso belle soddisfazioni: preparatori atletici come Mannone mi dissero che avevo una resistenza fuori dal comune pur essendo un brevilineo.

Arriviamo ai giorni nostri, con la promozione dei lupi in B e questa prima parte di stagione un po’ tortuosa. Come la giudichi?

Vedere il Cosenza in serie B ? stata una gioia immensa. La cavalcata ai playoff ? stata entusiasmante, ma ci? che ? risultato determinante ? stato il?tifo?del?Marulla: i supporter rossobl? sono stati realmente il dodicesimo uomo in campo. Vi posso assicurare che un calciatore quando c’? tutta questa gente si trasforma e tira fuori anche quello che pensa di non avere.?Sul momento attuale degli uomini di Braglia, dico che questo avvio a rilento ci pu? stare: i rossobl? stanno pagando un po?lo scotto del cambio di categoria, con qualche problema di ambientamento annesso. I risultati arriveranno, bisogna stare soltanto pi? concentrati per tutta la durata della gara e non calare di concentrazione. La fortuna, in queste prime partite, non ? stata dalla parte del Cosenza ma sono convinto che i giocatori riusciranno ad invertire questo trend negativo.

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