Le luci e le ombre nella corsa salvezza

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Cosenza-Benevento ? una partita dalla doppia chiave di lettura,?a seconda che vi sentite ottimisti o pessimisti, potete dare un peso maggiore all’una o all’altra.

Le cose buone

I Lupi contro lo Spezia hanno spento la luce nel secondo tempo, semplicemente. Non ? stata una partita di ridimensionamento, una partita con la quale la squadra si ? improvvisamente accorta di non essere all’altezza della categoria, assolutamente no. La pelle si vende a carissimo prezzo, non si indietreggia di un millimetro. Analizzare a mente fredda la partita di domenica pomeriggio restituisce l’immagine di un gruppo solido. Ad eccezione di Legittimo e l’avvicendamento di Saracco e Perina, nove undicesimi della formazione titolare era composto dai giocatori che hanno conquistato la B. Il ritorno fra i titolari di Palmiero segna anche un ritorno alla costruzione di geometrie nuove, lontane dall’immagine del lancio lungo dei difensori. I novanta minuti pi? recupero poi sono nelle gambe e soprattutto nella testa dei giocatori, lo dimostra il fatto che fine alla fine hanno cercato di scardinare la difesa giallorossa. Come sottovalutare la prova sontuosa della difesa. Idda ha salvato il risultato in pi? occasioni, Legittimo e Dermaku hanno schermato Perina, protagonista anche lui con un ottimo riflesso. A mente fredda quindi lo 0-0 finale contro una squadra di caratura pi? elevata e che cerca la A ? un risultato d’oro, quasi stretto per l’intensit? di gioco espressa. Un ringraziamento alla Dea Bendata va fatto, quel palo colpito dal Benevento nel secondo tempo avrebbe reso i toni di questo editoriale molto pi? cupi.

Le cose cattive

Non ? per? tutto rose e fiori. Innanzitutto il rinvio della partita dalle 18 di sabato alle 17 di domenica. Non ci risulta si sia abbattuto un insolito monsone su Cosenza, ha piovuto per 24 ore in maniera pi? o meno costante ma senza delinare un quadro straordinario. Il terreno non ha retto e si ? trasformato ben presto in una pozzanghera. Ora che gli occhi del mondo pallonaro sono su di noi (siamo pur sempre nel secondo livello del calcio italiano, mandato in diretta da servizi televisivi), collezioniamo la seconda figura barbina della stagione. Non siamo agrari in grado di giudicare il terreno di gioco, ma siamo sostenitori del Cosenza ed ? palese che questa condizione non giovi a nessuno, a livello di calcio giocato e di immagine. La promozione sar? stata per certi versi inaspettata, ma dobbiamo ricordare a tutti che non siamo dilettanti allo sbaraglio.

Tornando al calcio giocato, i limiti della squadra sono tornati evidenti. Il valore dei singoli non si discute ma nel reparto avanzato qualcosa non gira bene. N? Baclet da titolare n? Maniero da subentrato hanno mai impensierito l’estremo difensore del Benevento, troppo statici e lenti nei movimenti. Tutino ? un ragazzo di alto valore ma se vuole convincere il Napoli o chi altro a puntare su di lui deve necessariamente trovare la continuit? delle prestazioni. La voglia c’? ma non bastano le fiammate. Il problema dell’attacco rossoblu ? palese, non solo numericamente (solo il Livorno con 12 reti ed una partita in meno ha un attacco pi? sterile) ma concettualmente. Il Cosenza tende a perdersi nell’ultimo passaggio: il cross che non trova nessuno in area o non supera il difensore, il passaggio arretrato che non viene raccolto al limite dell’area. Pochi anche i tiri in porta, soprattutto da parte di giocatori come Bruccini che la capacit? del tiro dalla distanza la hanno. C’? quasi una remora nel voler cercare la porta. Persino D’Orazio, solo dentro l’area e con la porta non protetta completamente, non ha cercato il tiro di prima ma ha atteso, sbagliando.

? vero, un passo alla volta il Cosenza sta migliorando. Prima la tenuta fisica, poi quella mentale, poi la consapevolezza dei propri mezzi. Ora la cattiveria. La permanenza in B passa dalle prestazioni cattive, dai bolidi scagliati da fuori area e dai tiri ravvicinati che piegano le mani al portiere.

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