LUPI FATTI A FETTE

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In 15 minuti e con una facilità allarmante la Ternana, al pari del Catanzaro, si sbarazza del Cosenza. È crisi, perché?

Qualche settimana fa titolavo di un Cosenza con la sindrome da crocerossina, altre volte ho scritto di miracoli dopo che il Cosenza aveva provveduto a resuscitare squadre in netta crisi, ma oggi la squadra in difficoltà è proprio il Cosenza e nessuno, ahinoi, arriva in suo soccorso, anzi. Quando si “regalavano” punti al Brescia, alla Samp, alla Feralpi erano visti come incidenti di percorso in mezzo a vittorie esaltanti e anche di bel gioco, ma evidentemente erano sintomi di un problema più profondo.

Uno dei difetti maggiori di questa squadra è stata la mancanza di continuità, massimo tre risultati utili consecutivi e anche arrangiati (pari con Spezia e Feralpi e vittoria con la Reggiana). Una squadra, altresì, sempre in costruzione, con formazioni sempre diverse, priva di un assetto consolidato su cui innestare, di volta in volta, soluzioni alternative, con Caserta alla continua ricerca della formula vincente. Mai come in questa circostanza l’abbondanza di calciatori ha creato problemi ad un allenatore.

Una sola costante, il modulo 4231, su cui questa squadra è nata, abbandonato in rarissime occasioni e situazioni contingenti. Un modulo forse necessario per mettere in campo i tanti e validi attaccanti di cui questo organico è stato dotato ma, a mio parere, utilizzato male nel momento in cui per sostenerlo sono stata stravolte le caratteristiche tecniche dei calciatori. Ricordo che la prima domanda che feci a Caserta fu sul “sacrificio” di Mazzocchi ad esterno sinistro, quando lo stesso è chiaramente un centravanti e così di Canotto utilizzato a sinistra, a piede invertito, per fare spazio a Marras, di Florenzi, Viviani, Fontanarosa, ecc. Tutti problemi evidenziati da tempo e fortemente sottolineati in più occasioni, al pari del fatto che questo modulo è molto dispendioso dal punto di vista fisico e di difficile applicazione tecnico-tattica.

Più volte questa squadra è andata in affanno nei secondi tempi e più volte è stata fatta letteralmente a fette tatticamente e le ultime due partite a Catanzaro e con la Ternana ne sono l’esempio lampante. Il tutto racchiuso da un’affermazione dello stesso Caserta secondo cui i suoi calciatori “non si rendono conto del pericolo che corrono”. Un’affermazione molto grave questa, unita all’atra secondo cui “ogni volta che la squadra subisce un gol o un’azione pericolosa perde le proprie certezze, risultando la cosa più difficile dove lavorare e far capire”.

Insomma, dalle parole di Caserta emergerebbe che i risultati negativi dipendono dalla sbagliata applicazione del modulo da parte dei calciatori e dai loro disagi emotivi nell’interpretare le difficoltà della partita, disagi psicologici su cui fa difficoltà ad intervenire. Se così stanno le cose, al netto degli altri problemi evidenziati, Caserta dovrebbe cominciare a chiedersi se i suoi calciatori sono in grado di sopportare, e per quanto tempo, il peso tattico e psicologico di questo modulo, viceversa trovare le soluzioni più confacenti ai calciatori a sua disposizione.

Ho sempre scritto che l’allenatore dovrebbe adattare i moduli tattici alle caratteristiche tecniche dei calciatori e non forzare quest’ultime all’applicazione talebana dei primi. Evidentemente questi calciatori non riescono a tenere ritmi e concentrazione alta imposti dal 4231 per tutti i novanta e più minuti della partita. La squadra si allunga prima del dovuto, specie quando deve recuperare la partita, lasciando spazi siderali agli avversari che riescono ad andare in rete con una facilità disarmante. I cambi di fronte degli avversari mandano in subbuglio tattico un reparto difensivo che perde tutte le proprie certezze quando non viene protetto a dovere dal possesso palla del resto della squadra, gli stessi arrivano facilmente sul fondo mettendo davanti a Micai gli attaccanti e la frittata è fatta.

Il 7° palo colpito da Tutino in stagione

La stessa cosa non riesce a fare invece il Cosenza che, sia ieri che a Catanzaro ed in altre partite, arriva con enorme difficoltà al tiro e dopo centinaia di passaggi che rendono la manovra lenta, prevedibile e leziosa. Caserta si lamenta sempre della difficoltà dei suoi ad attaccare gli spazi intasati prodotti dagli avversari, ma ancora non si è dato una spiegazione e soprattutto trovato una soluzione. Così la nostra ricerca del gol risulta oltremodo faticosa, aggravando il dispendio di energia della squadra che non riesce mai ad andare in gol con facilità, così come fatto da Raimondo ieri e Iemmello a Catanzaro, per dare una figurazione della situazione.

Il rigore causato da Sorensen su Florenzi

In estrema sintesi abbiamo capito che questa squadra tiene bene il campo per un tempo, ma se non riesce ad andare in vantaggio, dopo azioni nella maggior parte dei casi lente e contorte che aggravano il dispendio fisico dello stesso 4231, e nella ripresa va sotto perde la trebisonda e perde sistematicamente la partita: vedere evoluzione della partita col Modena, Brescia, Cremonese, Sampdoria e Ternana. Solo con il Catanzaro abbiamo subito il gol nel primo tempo, ma comunque andati in svantaggio non siamo più riusciti a recuperare la partita, tranne con il Sudtirol, eccezione che conferma la regola.

Il terzo gol di Raimondo

Questo è veramente un peccato visto che mai come quest’anno l’organico è dotato di tanti giocatori che offrono soluzioni infinite all’allenatore. Ieri ad esempio abbiamo avuto modo di vedere anche a Cosenza le qualità tecniche di un calciatore come Canotto impiegato, finalmente, nella posizione a lui più congeniale e dove è riuscito a produrre sia ieri, ma nella sua storia calcistica, centinaia di occasioni da rete per i compagni di squadra. Credo che lo stesso potrebbe accadere per Mazzocchi, ieri in un primo momento schierato centralmente, dando prova delle sue qualità balistiche e di scambio con Tutino, mentre una volta riportato sulla fascia destra ha perso completamente di efficacia e così tutta la squadra, imbavagliata non tanto dalla sostituzione per infortunio di Canotto, ma dalla scelta di non schierare il sostituto naturale di Canotto, ossia Marras.

Lo stesso Caserta ha avuto modo di sottolineare come la sola sostituzione di un calciatore ha compromesso tutta la manovra dei rossoblù, ma nonostante ciò non ha fatto nulla per porvi rimedio, se non a frittata fatta. Scritto ciò, sono obbligato a sottolineare che quanto evidenziato serve solo a mettere in luce dei fatti oggettivi e creare un ambito di discussione costruttiva sulle problematiche della squadra e non tanto avallare scelte di immaginari cerchi magici che sono solo nella mente di qualche ignorante prestato al giornalismo che non ha altri argomenti su cui dibattere.

Foto di Ernesto Pescatore

 

 

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Nato a S. Marco Argentano (Cs) il 27 settembre 1962, sociologo di professione e giornalista per passione. Laureato in Scienze Economiche e Sociali all’Università della Calabria con una tesi sui “Significati del Calcio, sport, società e tifosi, con particolare riferimento alla vicenda cosentina”. Ho iniziato la carriera giornalistica nel 1994 presso l’emittente TEN e poi a Cam Tele3. Lasciata l’attività per motivi legati alla professione di sociologo, pur continuando a seguire le vicende del Cosenza come per quasi tutta la mia vita, sono ritornato al giornalismo nel 2010 iniziando la collaborazione con il quotidiano Cosenza Sport ed in seguito con il Gazzellino della Calabria. Dal 2012 al 2016 cronista tecnico delle partite del Cosenza calcio per conto di Jonica Radio/Tv Sud e Lupindiretta. Nel 2013 ho collaborato anche con l’emittente televisiva RTI, con la testata on line News di Calabria e Magico Cosenza. Dal 2016 conduttore di Lupus in Forum su Mediaterronia Tv, emittente comunitaria della quale da gennaio 2017 ne sono diventato Direttore responsabile. Dal 2012 collaboro con il Corriere Sportivo di Calabria, dal 2019 come caporedattore.

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