Noi non perdiamo mai ..!!

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Il compito più difficile per il Cosenza non è tanto risalire la classifica, ma ritrovare la fierezza perduta.

Ogni volta che mi ritrovo a scrivere del Cosenza, del mio Cosenza, cerco di dare un taglio originale, il più possibile costruttivo, stimolante, che possa aprire nuovi orizzonti di discussione. Pertanto oggi, all’indomani della sconfitta umiliante di Brescia, non scriverò di quanti calciatori urge ingaggiare, l’ho fatto già tante volte, troppe, fin dalla prima conferenza stampa del DS Goretti (intanto è arrivato Vigorito e arriverà Anderson, mentre rumors societari danno Guarascio lunedì al calcio mercato per chiudere almeno altre quattro operazioni).

I calciatori però dovevano arrivare almeno prima della partita di Brescia, per cercare di recuperare il gap iniziale e c’è chi giustamente sostiene che sarebbero dovuti arrivare ancor prima dell’ammissione al campionato di serie B, visto che comunque sono arrivati solo baldi giovanotti di serie C e qualche svincolato che non potevano fare miracoli in venti giorni scarsi di allenamento. Ma non sono arrivati e questo ingenererà l’ennesima partenza ad handicap. Questo è un dato fondamentale oggettivo, cui la squadra e l’allenatore sono chiamati a sopperire nel più breve tempo possibile, rischiando di entrare in un loop che  può riverberarsi sulle prestazioni psico-fisiche degli atleti. In sostanza, una partenza ottimale, è assodato, agevola il percorso ed il raggiungimento di obiettivi positivi, viceversa diventa sempre più difficile recuperare il terreno perduto. La cosa non sarebbe preoccupante se fosse occasionale, ma rappresenta ormai una costante che ha portato a due salvezze miracolose e una retrocessione.

Insomma, per un motivo od un altro si parte sempre ad handicap: in questa stagione tre sconfitte, una più svilente dell’altra, non tanto nella dimensione, ma per quella rassegnazione mista a passività che ormai caratterizza le stagioni del Cosenza Calcio. Sembra ormai assodato che più di una stentata salvezza il Cosenza in serie B non possa ottenere. Sta diventando uno stigma, molto pericoloso, riscontrabile anche nei commenti dei telecronisti di DAZN prima e Sky adesso. La squadra silana viene dipinta come vittima sacrificale, la Cenerentola nel bosco, la squadretta di periferia che non ha possibilità di competere nel calcio dei giganti.

Il Cosenza è vero, non ha un blasone eccezionale, non è mai stato in serie A, ma ha sempre messo in campo una mentalità battagliera, fiera e orgogliosa che, in qualche modo, ha compensato il gap finanziario, specie con le società del Nord Italia. Il Cosenza non può competere, dal punto di vista economico-finanziario, con società come il Monza o le retrocesse a suon di milioni di euro come Parma, Benevento e via dicendo, però non può essere nemmeno la cenerentola della serie B, additata da tutti come sicura retrocedente.

Come in tutte le cose c’è una via di mezzo ed i tifosi del Cosenza non pretendono la luna nel pozzo, ma di poter almeno competere, lottare per il conseguimento di un obiettivo. Se ad un tifoso neghi soltanto la possibilità di poter immaginare di battere la Juventus, hai tolto tutto, hai negato l’essenza del calcio.

Tifare una squadra piuttosto che un’altra costituisce un’esperienza che va oltre i confini del calcio fino a definire una parte dell’identità di una persona. Ognuno appartiene e si identifica con il proprio club in relazione al tempo e al luogo, alla prossemica, in funzione della propria appartenenza politica, del sentimento nazionale o del legame con un territorio o quartiere, in base ai propri riferimenti culturali.

La vittoria nel calcio rappresenta anche riscatto sociale, identificazione con una entità vincente che possa compensare una realtà non soddisfacente. Ecco, il Cosenza, in questo momento, ha bisogno soprattutto di ritrovare la propria identità bruzia, quella di chi non si dà mai per vinto anche dinanzi alle più forti avversità. Bisogna ritrovare lo spirito vincente, al di là dei risultati sul campo, perché come gridano i tifosi: gli ultrà non perdono mai.

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Nato a S. Marco Argentano (Cs) il 27 settembre 1962, sociologo di professione e giornalista per passione. Laureato in Scienze Economiche e Sociali all’Università della Calabria con una tesi sui “Significati del Calcio, sport, società e tifosi, con particolare riferimento alla vicenda cosentina”. Ho iniziato la carriera giornalistica nel 1994 presso l’emittente TEN e poi a Cam Tele3. Lasciata l’attività per motivi legati alla professione di sociologo, pur continuando a seguire le vicende del Cosenza come per quasi tutta la mia vita, sono ritornato al giornalismo nel 2010 iniziando la collaborazione con il quotidiano Cosenza Sport ed in seguito con il Gazzellino della Calabria. Dal 2012 al 2016 cronista tecnico delle partite del Cosenza calcio per conto di Jonica Radio/Tv Sud e Lupindiretta. Nel 2013 ho collaborato anche con l’emittente televisiva RTI, con la testata on line News di Calabria e Magico Cosenza. Dal 2016 conduttore di Lupus in Forum su Mediaterronia Tv, emittente comunitaria della quale da gennaio 2017 ne sono diventato Direttore responsabile. Dal 2012 collaboro con il Corriere Sportivo di Calabria, dal 2019 come caporedattore.

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